Il Giornale della Musica / mensile di informazione e cultura musicale 12/2012, Juri Giannini

Più off che mai. Come sopravvivono le compagnie di teatro musicale alternativo a Vienna

A Vienna la scena del teatro musicale non istituzionalizzato è più viva che mai. Le compagnie sono 15 e lo scorso anno si sono riunite in un network: a settembre hanno presentato in una maratona collettiva di due giorni le loro recenti produzioni. Le posizioni estetiche dei vari gruppi (lo spazio per nominarli tutti non c’è, si può consultare il sito musiktheater-wien.at) divergono; lo stesso si può dire della loro idea di teatro musicale e delle domande poste al genere, come si può anche leggere nella recente pubblicazione Fragen an das Musiktheater (Edition Atelier, Vienna 2012), un volumetto che raccoglie i punti di vista dei membri del network.

Kristine Tornquist e Jury Everhartz del gruppo sirene raccontano la nascita di questa esperienza collettiva: "I gruppi della scena off viennese avrebbero dovuto trasferire le loro attività nella Kammeroper ma con grande sorpresa venimmo a conoscenza del fatto che il teatro sarebbe stato rilevato dal Theater an der Wien. È stata una scelta di politica culturale della città di Vienna. Improvvisamente la scena libera si è trovata senza spazi ma paradossalmente dall’energia distruttiva legata a questa esperienza sono scaturite energie costruttive. Per superare la crisi i vari gruppi si sono riuniti in un network, hanno messo assieme le loro forze. I vantaggi sono molti: si cerca di concepire assieme un cartellone, si fanno relazioni pubbliche centralizzate ma la cosa fondamentale è che si possono mettere in comune le risorse tecniche e gli strumenti musicali, senza dovere affittare tutto e spendere risorse economiche (che come tutti sanno sono sempre poche)".

Diciotto teatri di prosa viennesi si sono uniti in maniera simile, è questo il modello a cui si sono ispirati. «Prima la scena non era collegata, al contrario, c’erano rivalità e concorrenza, ma improvvisamente tutto è cambiato. Ora ci sono riunioni mensili e le decisioni vengono prese in modo democratico». Il Network è aperto, i criteri da rispettare sono solo due: bisogna agire nell’area viennese e fare teatro musicale. E per ora hanno aderito tutti i gruppi della città (anche se alcuni al momento non sono attivi perché non hanno fi nanziamenti) con una sola eccezione, la Neue Oper Wien.

Everhartz sottolinea che il network svolge anche una funzione politica, perché da quando la scena si presenta unita l’assessorato alla cultura reagisce diversamente. La città ha offerto gratuitamente ai quindici gruppi uno spazio di ripiego, le ex lavanderie dell’Ospedale Otto Wagner (quello sullo Steinhof con la famosa chiesa liberty), dove i gruppi possono fare le prove e in seguito forse avere anche uno spazio per gli spettacoli. «Ma è una situazione precaria, il problema spaziale è quello che assilla più di ogni altro i vari gruppi». Tutti (anche il pubblico) vorrebbero un luogo per il teatro musicale contemporaneo e per le cooproduzioni, una struttura alla portata economica di tutti i gruppi della scena. «I soldi, infatti, sebbene Vienna dia molti finanziamenti per il teatro musicale contemporaneo, sono pochi, ma la scena non stagna, anzi, è più viva che mai»

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In Wien ist die nicht institutionalisierte Musiktheaterszene so lebendig wie eh und je. 15 Theatergruppen sind es, die sich im vergangenen Jahr zu einem Netzwerk zusammengeschlossen haben: im September präsentierten sie ihre jüngsten Produktionen in einem zweitägigen gemeinsamen Marathon. Die ästhetischen Positionen der verschiedenen Gruppen (hier ist kein Platz, sie alle zu nennen, bitte schauen Sie auf der Website) gehen auseinander. Gleiches gilt für ihre Vorstellung von Musiktheater und die Fragen, die an das Genre gestellt werden, wie auch in der jüngsten Veröffentlichung Fragen an das Musiktheater (Edition Atelier, Wien 2012) nachzulesen ist, einem kleinen Band, der die Sichtweisen der Mitglieder des Netzwerks dokumentiert.

Kristine Tornquist und Jury Everhartz vom sirene Operntheater erzählen von der Geburtsstunde dieser kollektiven Erfahrung: „Die Gruppen der Wiener Off-Szene sollten ihre Aktivitäten an die Kammeroper verlagern, doch mit großer Überraschung erfuhren wir von der Übernahme des Theaters vom Theater an der Wien. Es war eine kulturpolitische Entscheidung der Stadt Wien. Plötzlich fand sich die freie Szene ohne Räume wieder, aber paradoxerweise erwuchsen konstruktive Energien aus der destruktiven Energie, die mit dieser Erfahrung verbunden war. Zur Bewältigung der Krise haben sich die verschiedenen Gruppen zu einem Netzwerk zusammengeschlossen, ihre Kräfte gebündelt. Die Vorteile sind vielfältig: Sie versuchen, gemeinsam einen Internetauftritt zu konzipieren, sie betreiben gemeinsame Öffentlichkeitsarbeit, aber das Wichtigste ist, dass sie technische Ressourcen und Musikinstrumente gemeinsam nutzen wollen, ohne alles mieten und finanzielle Ressourcen aufwenden zu müssen (die ja bekanntlich immer knapp sind).

In ähnlicher Weise haben sich 18 Wiener Sprechtheater zusammengeschlossen, von diesem Modell haben sie sich inspirieren lassen. "Bevor die Szene nicht verbunden war, gab es im Gegenteil Rivalitäten und Konkurrenz, aber plötzlich änderte sich alles. Jetzt gibt es monatliche Treffen und Entscheidungen werden auf demokratische Weise getroffen. Das Netzwerk ist offen, Voraussetzung ist nur: man muss im Wiener Raum agieren und Musiktheater machen. Und vorerst haben sich alle Gruppen in der Stadt angeschlossen (obwohl einige derzeit nicht aktiv sind, weil sie keine Finanzierung haben), mit einer Ausnahme, der Neuen Oper Wien."

Everhartz betont, dass das Netzwerk auch eine politische Funktion erfülle, denn da die Szene geeint sei, reagiere das Kulturressort unterschiedlich. Die Stadt hat den fünfzehn Gruppen kostenlos einen provisorischen Raum zur Verfügung gestellt, die ehemalige Wäscherei des Otto-Wagner-Spitals (das auf dem Steinhof mit der berühmten Jugendstilkirche), wo die Gruppen proben und später vielleicht auch einen Raum für Aufführungen haben können.

"Die Situation ist prekär. Das Raumproblem quält am meisten." Jeder (auch das Publikum) wünscht sich einen Ort für zeitgenössisches Musiktheater und Koproduktionen, eine Struktur, die für alle Gruppen der Szene wirtschaftlich zu bewältigen ist. „Tatsächlich hat Wien wenig Geld für zeitgenössisches Musiktheater, aber die Szene stagniert nicht, im Gegenteil, sie ist lebendiger denn je.“

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